Tuesday, May 09, 2006

dagli un titolo.

Ceniamo,
Con
Calma:
Centellino
Chiacchiere
Come
Chardonnay.
Conversando
Calpestiamo
Convenzioni
Consuete.
Credo di
Conoscerti.

Cenere
Cade,
Camminando;
Continui a
Coinvolgermi:
Capelli
Corvini
Collo
Candido
Cosce e
Calze...
Cedo.

Ci
Cerchiamo
Curiosi;
Carezzo
Coppe di
Cotone,
Colpevole.
Concupendoti,
Comprimo
Capezzoli e
Carne.

Sunday, May 15, 2005

"V" is the magic letter..

Vorrei
veramente
volgere
verso
vita:
vistosa,
velleitaria.
Vedo
vivide
vergini
vincolarmi
violentemente,
vessarmi,
violarmi.
Vivo
vita
viziosa,
venerandole
volubile.
Volo
verso
virago
volutamente
voluttuose.
Vulnerabile,
viaggio
veloce
vibrando
voglia
vergognosa.

Monday, February 28, 2005

gioia non effimera

Eccomi a casa. Il cappotto lo metto via, ti chiamo sottovoce: nessuna risposta. La tele è accesa, e tu dormi sul divano, in pigiama. Ti prendo in braccio, biascichi parole senza senso. Sento che mi abbracci mentre facciamo le scale, ma non ti svegli. Ti porto a letto, ti adagio sotto le coperte, e vedo i tuoi capelli morbidi posarsi sul cuscino. L’aria si riempie del tuo profumo, dal bagno sento il tuo respiro nel silenzio. Mi spoglio, e i miei piedi freddi ti fanno sussultare: “scusa” “non fa niente, com’è andata?” mi chiedi con la bocca impastata dal sonno “tutto a posto, domani ti racconto meglio”. Spengo la luce e ti abbraccio, il tuo piccolo corpo caldo nel mio. “buonanotte amore” ti bacio sul collo cingendoti da dietro. Non serve il sesso, stanotte. Sei quanto di più bello possa immaginare, e sei tutta per me. Ci addormentiamo l’uno nelle braccia dell’altro. So già che domani mi sveglierai a modo tuo.

Tuesday, November 16, 2004

stanchezza..

è un periodo in cui sono fisicamente stanco. non so perchè, ma sono al limite di sopportazione con molte persone. Viceversa di altre non mi *interessa*. sono stanco di dare, vorrei ricevere. non è un buon segno, vero?

Thursday, November 04, 2004

soli

Anche stavolta siamo soli. Conosco le cose che farai adesso, posso immaginarle, ma ogni volta è come fosse la prima. Sapere cosa farai di certo non diminuisce la mia eccitazione. Abbassi un poco le tapparelle, fino alla penombra, ti siedi sul bordo del letto, anch’io. Mi guardi e mi baci. Sento sul viso il prurito del maglione che mi stai sfilando. Mi baci ancora e ti lasci cingere i fianchi..so che fra un po’ sentirò la pressione della cintura sulla mia pancia, appena prima che tu mi tolga i jeans. Guardo i tuoi orecchini, accarezzo i tuoi capelli mossi. Te li arruffo, mi piace il contatto. Ridi. Sotto la maglietta, intravedo il tuo reggiseno..scusami, sai, ma proprio non ce la faccio a lasciarti vestita. Ahia. Hai stretto troppo questa volta.

Wednesday, November 03, 2004

stronza

Ti intravedo, nel caldo umido della discoteca. Sei così liscia, invitante. Hai qualcosa di speciale, qualcosa che le altre non possono avere. So già che, dopo di te, non ci potrà essere nessun’altra. Ti sfioro fra la folla. Ma siamo soli io e te, ora. Ti guardo, e vuoi essere fra le mie labbra. So che non puoi resistermi, anche stavolta. Ogni volta è come fosse la prima, forse questa sarà anche l’ultima, chissà. Ti stringo fra le mani, ti ribelli, non vuoi; è un attimo, e le mie certezze vacillano. Mi urtano e tu ti spezzi, maledetta ultima sigaretta.

Full House.

Full House, Wes Montgomery.

Nella sala una batteria piccola, da Jazz, un piano "aperto", la custodia ingombrante del contrabbasso; il solito stillicidio di fogli foglietti aste leggii; qualche avventore già al secondo giro, nonostante siano solo le nove. Le coppiette presenti già si parlano fitto, il concerto, come spesso accade, è solo un pretesto. Una dozzina di persone finora, non di più, ma l’aria comincia già ad essere pregna di fumo, dell’odore del legno degli strumenti appena usciti dalla custodia. Il posto è molto intimo, c’è un caminetto, molti tavolini, corridoi stretti. I musicisti sono ancora intenti a scambiarsi opinioni su questo e quello standard, decidere la scaletta e accordare gli strumenti. Arriva anche il chitarrista, nella penombra spicca il fucsia della custodia Gibson. L’aroma forte del whisky torbato riempie le narici anche a chi non ne beve. L’odore del tabacco si fa più persistente, vengono accesi anche sigari e pipe. Ora sono in tanti, e il posto, tutto sommato, è piccolo. Si attacca con Full House, uno standard mid-tempo, la batteria ha "quel" suono, anni ’30, quello dei locali per soli neri, il tocco metallico delle spazzole sui piatti ipnotizza, il sax tocca note irraggiungibili, le note alte del pianoforte ricordano una danza. Anche ai tavoli l’atmosfera cambia dopo qualche pezzo. Dita si intrecciano, mentre fuori la pioggia segna i vetri del locale. Dopo qualche pezzo di riscaldamento, un lento ci avverte del vero motivo per cui siamo qui, io e te. I cocktail cominciano a farsi sentire, si parla di più, ma anche il bisogno di prendere un po’ d’aria aumenta: "vado un attimo fuori, ho bisogno di respirare" "ti seguo ". Il cambio di temperatura è notevole, ma la pioggia rende tutto più romantico. Un bacio senza musica non è la stessa cosa, non trovi?